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venerdì 8 ottobre 2010

http://www.chazen.wisc.edu/exhibitions/PressRelease.asp?PID=138&date=November%2026,%202008%20to%20February%201,%202009&loc=Mayer%20Gallery


http://traces.co.kr/tc/293







































quando le maniche diventano una cintura, bottoni orecchini
e poi pantaloni che diventano enormi bracciali che avvolgono tutte le braccia, pensare gli abiti di sempre possano essere anche nuove sculture che ridisegnano la morfologia del corpo.










Le sculture di Erwin Wurm si presentano come trasformazioni di oggetti comuni o quotidiani, come, ad esempio, automobili, cetrioli, patate, banane, capi d’abbigliamento.

Tale trasformazione – o in senso psicologico rielaborazione-, presuppone una distanza, una non perturbabilità, da parte dell’artista, per far sì che le sculture possano assumere nuovi significati, rispetto alle cose originali, e soprattutto una notevole impronta umoristica, che ovviamente lascia sulle spalle dell’osservatore l’eredità perturbante (Unheimlich) della cosa trasformata.

Dal punto di vista del linguaggio artistico, Wurm adotta e mette efficacemente in pratica un concetto esteso di scultura (“all is sculpture”) che riassume e per fortuna deforma la pratica convenzionale della scultura, la rivisitazione di questa in chiave Pop e persino l’idea di scultura sociale di J. Beuys.

La sua idea di scultura prevede, oltre alla sperimentazione degli elementi tradizionali di vuoto e pieno, avere, perdere o guadagnare peso, un esercizio, un training performativo in cui sovente è coinvolto lo spettatore.

E’ il caso questo della serie One minute sculptures , in cui la scultura diviene una palestra in cui si sfida la reazione fisica e psicologica dello spettatore.

Le One minute sculptures oltre a manifestarsi nel “qui ed ora” sono registrate e conservate sia nel loro essere strumento di una azione (avvenuta ma che avverrà ancora in esposizione) sia come documento fotografico.


Così spaizzato il pubblico è invitato a scoprire e sperimentare un nuovo modo di percepire un mondo regolato da un'estetica anacronistica ed assolutamente illogica in una realtà insensata.

Innestando e confondendo le diverse tecniche artistiche, Wurm punta a ridefinire il concetto statico di scultura e quelo dinamico do perfrmance, sorpassando i limiti e le barriere che solitamente esistono tra fotografia, video parformance ed happening.

Un invito a giocare con i propri sensori.





per le immagini: Erwin Wurm, Yinka Shonibare, Gabriela Friðriksdóttir, 

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